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Il considerare la dimensione spirituale ci interpella sulla qualità del nostro rapporto con il paziente. Pellegrino dice che c’è il bisogno pressante di una filosofia della pratica medica. Per lui ci sono tre componenti nel rapporto paziente/medico:
•    Il fatto della malattia
•    La promessa di curare
•    L’atto della guarigione
Però stanno subentrando altri modelli del rapporto paziente/medico:
•    Il contratto “legale”
•    Il mercato (il paziente compra e il medico vende)
•    Il medico come meccanico
Il rapporto di guarigione conduce al bene spirituale, psicologico e fisico della persona malata e non solo al bene biomedico. In questo rapporto il medico o chi fa da “medico” fa anche l’esperienza della propria fragilità, del dolore e della guarigione. Quando un medico non è disposto ad entrare dentro quest’esperienza, il suo lavoro si riduce ad una serie di compiti più o meno tecnici.
Pellegrino parla del “buon medico”, le cui virtù per lui sono:
•    La compassione
•    La benevolenza
•    L’umiltà
•    Il coraggio

Una delle virtù, dunque, è la compassione. Il buon medico soffre con il paziente. La compassione è la capacità di soffrire con l’altro e si manifesta nel linguaggio del nostro corpo, nelle nostre parole, nei nostri gesti, nel nostro partecipare nella storia della malattia dell’altro.
Queste parole di Chiara M, una sofferente di una malattia cronica molto dolorosa, per me illustra la profonda vita spirituale di un malato e la distanza che magari senza volere ci può essere tra il mondo dei malati e il mondo dei “sani”.
...è difficile spiegare cosa può passare nell’anima. Di tutto. Ad un certo punto arrivi anche a pensare che senso sia l’essere nata...disabile. Una parola del vocabolario che nell’immaginario collettivo ti configura già in un certo modo, a scapito spesso della considerazione della persona in tutto il suo essere...Ho imparato molto in questi ultimi tre anni. Ho pianto, ho reagito duramente davanti a certe ingiustizie, ho dovuto accettare il fatto di non essere capita da alcune persone che mi stavano più vicine, ma ho anche imparato a non giudicare né a pretendere, né a dare per scontato che gli altri entrino nella mia realtà quando io stessa la sento stretta e la rifiuto. (Chiara M)
Credo che debba nascere una nuova cultura, una nuova mentalità, una nuova conoscenza da parte di tutti.    
La sfida è di essere un buon medico che non ha paura di entrare dove c’è il dolore, dove c’è magari una vera prova spirituale, prendersi addosso quel dolore e portarlo assieme al paziente, che diventa così nostro docente.
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La  dimensione spirituale in medicina, Mabel Aghadiuno


Health Dialogue Culture

Vuole contribuire all'elaborazione di una antropologia medica che si ispira ai principi contenuti nella spiritualità dell'unità, che anima il Movimento dei Focolari e alle esperienze realizzate in vari Paesi in questo campo.


 

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