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In questi 4 anni tuttavia, le cose sono molto cambiate. L’ospedale si è
ingrandito ed ora ci sono molte più attività, ma questo me lo avevano detto!
Quello che mi ha spiazzato di più al mio arrivo però è stato trovare
un’equipe strutturata in modo completamente diverso.
Quattro anni fa eravamo 5 italiani, per lo più senza famiglia al seguito e
facevamo molta vita in comune.
Questa piccola comunità di cooperanti invece ora non esiste più.
Siamo solo 2 italiani e G. (il mio capo-progetto) è qui con la moglie e
due bimbe piccole per cui, naturalmente, passa il tempo non lavorativo quasi
esclusivamente con la sua famiglia.
Gli equilibri su cui si basava la mia precedente esperienza sono ora molto
cambiati ed all’inizio mi sono sentita molto sola…
Con il passare delle prime settimane, tuttavia, ho capito che dovevo essere
io a mettermi in gioco per costruire rapporti intorno a me anche con persone
con le quali ciò sarebbe stato meno immediato che con altri italiani.
Le mie vicine di casa, per esempio, sono due ex-infermiere canadesi che
insegnano all scuola infermieri dell’ ospedale… e poi c’è il personale
locale, ci sono le suore di varia nazionalità che collaborano con
l’ospedale…
Piano piano, ho capito che la comunità di questa seconda esperienza dovrà
essere multietnica: sarà certamente più difficile da consolidare ma già da
ora incomincio a vedere i frutti dello spendersi per coltivare i rapporti
con piccoli gesti quotidiani di buon vicinato a di attenzione reciproca,
come invitarsi per un the o cogliere l’occasione di un viaggio in capitale
per fare spese utili anche agli altri.