Da più parti nel mondo occidentale, ma non solo, vi è una crescente consapevolezza che la medicina oggi è percorsa da profondi processi di cambiamento che ne provocano una crisi evidente e la spingono a mettersi in discussione.L’enorme sviluppo scientifico e tecnologico, i cambiamenti demografici, l’affermarsi di un’etica dell’organizzazione, l’esasperata convinzione del diritto alla salute, sono solo alcune delle cause più evidenti di questo rapporto sempre più difficile tra medicina e società.
Da un Iato i pazienti riferiscono una crescente insoddisfazione per le cure sanitarie a loro erogate e richiedono un maggior coinvolgimento nel processo decisionale sulla salute … Si parla sempre più spesso di umanizzazione della medicina .Dall’altro noi operatori sanitari siamo un po’ frastornati: viviamo sulla nostra pelle la difficoltà di riuscire a dare ancor oggi senso e scopo al nostro lavoro, perché possa continuare a rispondere a quelle esigenze ed ideali per i quali, ad un certo punto della nostra vita, lo abbiamo scelto.
Conviviamo quotidianamente tra apparenti paradossi:
• Tecnologia e Relazione
• Aumento dell’aspettativa di vita e crisi dei modelli di assistenza
• Medicina iperspecialistica, scienza “puntiforme” e l’esigenza di un approccio globale alla persona, la necessità di “mettere insieme i pezzi”
• Una Medicina fondata sulle evidenze e il “paziente reale”
Ancora … se fino a qualche anno fa compito principale di chi si occupava
di salute era quello di curare bene il paziente, oggi non è più così:
è esperienza di ciascuno di noi, penso, che nella pratica clinica odierna per essere dei "bravi" operatori sanitari, dobbiamo acquisire non solo competenze tecniche ma anche un bagaglio extrascientifico: psicologico, economico, sociale, relazionale, gestionale, capacità di comunicazione ...
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