è tempo di ricerca scientifica e di riflessione etica. L’argomento è quanto mai di attualità: le crisi umanitarie possono essere spettacolarizzate e enfatizzate dai mezzi di comunicazione o dimenticate perché lontane da noi, resta il fatto che oggi se ne contano alcune decine in atto e un’organizzazione umanitaria importante quale Médecins sans frontières ha operato nel 2016 in 70 paesi nel mondo.
Le crisi umanitarie sono emergenze complesse in cui esiste una situazione di pericolo per un numero imprecisato ma abbastanza numeroso di persone che improvvisamente precipitano nel bisogno di aiuto e nella sofferenza sperimentando la mancanza di cibo, di vestiti, di un tetto, di cure mediche e infermieristiche. Per essere salvate necessitano di un aiuto esterno sia da parte di soggetti locali, sia a livello internazionale.
Le cause
Disastri ambientali
Il CRED, Centro di Ricerche Epidemiologiche sui Disastri di Bruxelles (Belgio), calcola che ogni anno siano colpite da calamità naturali 175 milioni di persone.
Vi sono poi disastri ambientali dovuti all’uomo per cause tecnologiche; ricordiamo fra tutti le esplosioni delle centrali nucleari di Chernobyl (1986) e di Fukushima (2011).
Guerre
Le più gravi cause di crisi umanitarie sono senza dubbio oggi i conflitti armati e altre forme di violenza quali le guerriglie, il terrorismo, le dittature violente, che coinvolgono ormai in massima parte i civili, provocando grandi masse di profughi e rifugiati all’interno degli stessi paesi o negli stati confinanti.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha prodotto il video, di cui segnalo il link, che ci fa comprendere meglio l’ampiezza del problema.
VIDEO (3’40”) Video\Rifugiati_sottotitoli.mp4 Video\Sottotitoli ingleseUNHCR s New Global Trends Report.srt
Bisogni sanitari comunemente affrontati dagli operatori sanitari
Certamente gli interventi sanitari in emergenza complessa dipendono dalle caratteristiche della crisi stessa e dai bisogni immediati delle persone. Il punto focale è sempre quello di salvare vite umane, assicurando assistenza medica di base con distribuzione di farmaci, laboratori per analisi mediche sul campo, chirurgia di guerra e ordinaria, lotta alla malnutrizione, cure ostetrico-ginecologiche, cura di malattie trasmissibili: HIV-AIDS, TBC e malattie tropicali da vettore: Malaria, Chagas, e altri interventi mirati in caso di epidemie.
Certamente il quadro degli aiuti umanitari non è composto solamente dal soccorso sanitario ma comprende gli interventi indispensabili ad assicurare anche cibo sicuro, acqua pulita, aria pura, abitazione, ambiente di vita salubre.
Tutto ciò non può essere garantito senza l’intervento di molti attori: i governi locali e nazionali, la comunità internazionale attraverso le Istituzioni ad esse preposte e le ONG con operatori sociali oltre che sanitari.
Principi etici degli aiuti umanitari
La base fondamentale di ogni principio etico sviluppato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, dai singoli paesi membri e dalle numerose Organizzazioni non governative impegnate nel soccorso internazionale, è la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 che afferma che tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti, sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Tutte le persone hanno diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona, al riconoscimento della propria personalità giuridica, alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Paese, il diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese e di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione, al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari (...)2. La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza.
Su questa base sono stati formulati i principi della Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della sanità, formulata e firmata dagli stati membri nel 1946 e entrata in vigore nel 1948. Che afferma tra l’altro che la sanità di tutti i popoli è una condizione fondamentale della pace del mondo e della sicurezza, auspica la più stretta cooperazione possibile tra i singoli e tra gli Stati e di rendere accessibili a tutti i popoli le cognizioni acquistate dalle scienze mediche, psicologiche ed affini.
Gli interventi umanitari sono stati guidati anche dalle Convenzioni di Ginevra sul diritto internazionale umanitario (12 agosto 1949) e dal Codice di autoregolamentazione della Croce Rossa Internazionale.
I principi fondamentali degli interventi erano indipendenza, imparzialità, neutralità.
Oggi il WHO, offre una visione più articolata e forse più realistica della precedente ponendo l’accento su quattro valori fondamentali caratteristici degli interventi di Salute Pubblica che sono validi anche per tutto ciò che riguarda gli interventi umanitari: Bene Comune, Equità, Rispetto delle persone, Buona Governance
Sviluppo delle attività di soccorso umanitario nel tempo
Se nel 1948 nei campi di rifugiati e nelle colonne dei fuggitivi, all’epoca dell’Indipendenza dell’India e della creazione del Pakistan, tutti gli interventi si basavano solo sulle impressioni degli operatori, ancora nel 1970 nella crisi del Bengala, colpito da un ciclone, i soccorritori e i volontari arrivavano in massa ma nessuno conosceva l’ampiezza o la distribuzione geografica delle perdite e dei bisogni. C’era dunque grande incertezza su dove andare e su chi e come aiutare. Le regole erano molto vaghe, ci si basava ancora su impressioni, migliori intenzioni e pratiche abituali.
Negli anni ’80, crescendo la consapevolezza che occorreva fare meglio, sono emersi e si sono affermati modelli basati sulla competenza delle varie figure operanti sul campo.
Nel 1997 è nato il Progetto Sphere che fornisce strumenti per migliorare la qualità dell’assistenza umanitaria e per accrescere la responsabilità degli operatori. E’ stato prodotto e periodicamente aggiornato lo Sphere Handbook che offre principi comuni e l’indicazione di minimi standars validi universalmente per l’offerta di una risposta umanitaria di qualità.
Molto più recentemente il continuo incremento delle persone da assistere, la cronicizzazione delle crisi e la continua diminuzione di risorse impiegate per gli interventi umanitari, ha fatto emergere sempre più decisamente la necessità di approfondire la ricerca scientifica in questo ambito per poter basare le azioni sanitarie, ma anche politiche e sociali, su criteri di maggiore efficienza ed efficacia,
Una recente review pubblicata online da Lancet l’8 giugno 2017 ha messo in evidenza che è indispensabile impegnarsi maggiormente nella ricerca al fine di capire meglio quanto e come funzionano gli interventi sanitari in tempo di crisi umanitarie per poter migliorare le risposte. Vi è necessità di prove di efficacia robuste, di finanziamenti che sostengano contemporaneamente i progetti di ricerca e le attività umanitarie di assistenza, di una piattaforma globale basata sulle prove di efficacia dove i dati siano accessibili a tutte le comunità: autorità nazionali, finanziatori di aiuti, accademici, agenzie umanitarie.
Errori e fallimenti
Passando ad esaminare gli errori e i fallimenti ricorrenti occorsi negli ultimi 10 anni, si rafforza il convincimento che è necessario studiare di più e meglio le singole situazioni e il loro insieme e che dovrebbe essere promossa anche una maggiore professionalità degli operatori umanitari. Certamente essi lavorano in contesti pericolosi, con poche certezze e con scarsità di risorse, tuttavia proprio il miglior utilizzo possibile delle risorse materiali e finanziarie può impedire il peggiorare delle situazioni e il cronicizzarsi dei bisogni.
Come rispondere rapidamente e bene?
Le priorità iniziali di intervento possono essere determinate dalle prove di efficacia raccolte in precedenti crisi e codificate in apposite linee-guida.
Con l’evolversi della crisi diventano sempre più importanti i dati raccolti sul campo per perfezionare gli interventi, identificare nuove minacce ed eventuali inadeguatezze nella distribuzione dei servizi.
Per quanto riguarda la ricerca scientifica occorre osservare che ben difficilmente si possono condurre in queste condizioni i classici studi randomizzati controllati per valutare ad esempio l’efficacia di una terapia o di un nuovo vaccino, mentre con una migliore organizzazione è possibile raccogliere prove di efficacia anche da registrazioni di dati sul campo come già è stato fatto per esempio per la valutazione di efficacia del vaccino influenzale vivo attenuato in situazione di non emergenza.
Linee guida OMS
Gli aspetti etici riguardanti attività di vigilanza della sanità pubblica sono stati raccolti dall'Oms in specifiche linee guida pubblicate nel giugno scorso col titolo: "Nuovi orientamenti in materia di questioni etiche in materia di sorveglianza della salute pubblica". Si rivolge a funzionari di enti pubblici, operatori sanitari, organizzazioni non governative e del settore privato. I funzionari della sanità pubblica hanno la responsabilità e il dovere morale di raccogliere regolarmente e analizzare i dati per mappare le malattie, i modelli, identificare le cause e trovare risposte alle epidemie. Ma la sorveglianza può portare a danni se la privacy delle persone è violata. L'obiettivo del progetto è stato proprio quello di offrire un contributo autorevole all’interno di questo dibattito etico mettendo in relazione tra loro i valori etici per la salute pubblica nazionale e internazionale: Bene comune, Equità, Solidarietà, Reciprocità, Benessere dei popoli e valori e diritti della singola persona: Autonomia, Privacy, Diritti individuali. Libertà individuali.
Carta di Padova
Ma la ricerca scientifica e il rispetto dei principi etici possono essere sufficienti per migliorare l’aspetto sanitario degli interventi umanitari? E’ impossibile offrire interventi di qualità senza il necessario spirito umanitario che richiede competenza ma anche dedizione, sollecitudine per le persone che soffrono, compassione, tenerezza. E’ ciò che la Carta medica per la Medicina di oggi presentata all’apertura di questo congresso ci ricorda. Vi invito a rileggerla in quest’ottica.
Prevenzione
Inoltre, chi si occupa, a tutti i livelli, di aiuti umanitari è per questo sempre più cosciente che occorrono anche azioni preventive efficaci per prevenire i conflitti.
Osservava Raffaele K. Salinari nell’editoriale dell’Emergency Care Journal del giugno 2006 : “ Le organizzazioni umanitarie devono ripensare modalità, definizioni e mezzi per agire ripristinando non solo il ruolo dell’aiuto umanitario (...) ma anche estendendo il concetto di aiuto umanitario a quello di prevenzione dei disastri e dei conflitti (...) Alla guerra permanente globale si deve contrapporre un disarmo globale come intervento umanitario preventivo.”
Paola Vanoli - San Paolo 2017