Ovvero un modo di ragionare che renda le persone consapevoli delle proprie fallacie logiche e in grado di distinguere il vero dal falso, fare in modo che ciascuno sia perfettamente in grado di scegliere le fonti giuste.
Per ogni grande evento della storia c’è almeno una teoria del complotto e la lista di queste teorie può essere molto lunga. Una teoria del complotto è un’ipotesi non verificata e relativamente non attendibile di una cospirazione, che sostiene che alcuni importanti eventi sono il risultato di un piano segreto portato avanti da un gruppo di persone potenti, pericolose, e in certi casi soprannaturali. Ma come si può spiegare la presenza di questa mentalità complottista nella nostra società?
In realtà, il pensiero cospirativo è un’abitudine quotidiana. Spesso non ce ne accorgiamo, perché i nostri complottismi non riguardano le idee più assurde, ma il meccanismo di molti pensieri è del tutto simile: i complotti, in pratica, fanno leva su paure, dubbi, preoccupazioni che sono in ognuno di noi. E il nostro cervello cade in trappole di cui non ci accorgiamo.
Noi tutti, ogni giorno, cerchiamo di spiegare il mondo che ci circonda e lo facciamo con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Cerchiamo significati nelle cose, cerchiamo collegamenti, perché la nostra mente si è evoluta proprio per questo scopo, e li troviamo praticamente sempre. È un meccanismo che funziona benissimo, il più delle volte. Il problema, però, è che ogni tanto scoviamo connessioni anche dove non ci sono.
Secondo la ricerca psicologica, alcuni dei motivi per cui siamo così inclini a credere nelle teorie del complotto derivano da difetti nel modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni. Gli psicologi sanno da molto tempo che le persone si ingannano attraverso una serie di pregiudizi cognitivi che impediscono il giudizio razionale e il pensiero logico, e uno di questi è la percezione di schemi illusori. Un aspetto importante della teoria della cospirazione è trovare una spiegazione apparentemente coerente che sia coerente con le proprie visioni del mondo. Ciò richiede la visualizzazione di schemi, ad esempio relazioni significative tra eventi, anche se sono solo occorrenze casuali.
Gli esseri umani hanno una tendenza generale ad abbracciare argomenti che confermano le loro convinzioni preesistenti, ignorando o rifiutando tutto ciò che mette in dubbio. Le persone alla fine svilupperanno elaborate razionalizzazioni, spesso prive di qualsiasi logica, per giustificare le loro convinzioni e mantenere una visione del mondo che sia in linea con i loro atteggiamenti e ideologie. Una volta che la cospirazione ha messo radici, è difficile liberarsene e uno dei motivi potrebbe essere che molte volte le persone credono in ciò in cui vogliono credere.
Sembra controintuitivo che l’evoluzione ci fornisca cervelli che ci impediscono di generare giudizi affidabili. Ma il nostro cervello si è evoluto in un contesto interattivo e quindi diventa adattivo quando si ragiona con gli altri.
Infatti, quando discutiamo con gli altri il ragionamento serve a due scopi principali. Discutiamo per giustificare le nostre convinzioni e per valutare le giustificazioni degli altri. Ha quindi senso avere un pregiudizio per trovare giustificazioni per il proprio punto di vista. E infatti siamo molto più bravi a vedere i difetti nelle argomentazioni degli altri che nelle nostre argomentazioni. Se siamo di mentalità aperta, però, una buona discussione produrrà risultati affidabili. In ogni discussione, gli argomenti iniziali sono piuttosto deboli, ma diventano più raffinati man mano che la discussione si evolve. Ragionare da soli non ti porta molto lontano, perché non conosci le argomentazioni degli altri.
Il ragionamento errato è solo uno dei motivi dietro le teorie del complotto. Un altro è il bisogno umano fondamentale di essere al sicuro e avere il controllo. La ricerca suggerisce che le persone gravitano verso le teorie del complotto quando si sentono private dei diritti civili e impotenti.
Di fronte all’incertezza, le teorie del complotto danno spiegazioni semplici e internamente coerenti che soddisfano il desiderio delle persone di prevedibilità e conclusioni definitive. Puoi riguadagnare un po’ di senso di potere e un senso di controllo su ciò che ti sta accadendo perché puoi spiegare quegli eventi. Le persone sentono di essere in possesso di queste informazioni molto scarse che altre persone non hanno. Condividere queste informazioni li farà sentire più in controllo e più potenti.
Come affrontare tutto ciò?
Sicuramente confutare razionalmente punto per punto le posizioni complottiste può tornare utile. Allo stesso tempo il problema dovrebbe essere affrontato alla radice, tramite l’insegnamento di uno stile cognitivo differente proprio fin dai primi gradi dell’istruzione. Ovvero un modo di ragionare che renda le persone consapevoli delle proprie fallacie logiche e in grado di distinguere il vero dal falso, fare in modo che ciascuno sia perfettamente in grado di scegliere le fonti giuste da cui apprendere tali informazioni e di accettare verità scientifiche che sfidano i propri preconcetti e le proprie intuizioni, molto spesso sbagliate.
FONTE: CITTÀ NUOVA