Parlando di specialistica, ormai tipica della Medicina moderna, posso anche dire qualcosa di specifico sul mio campo di lavoro, la Chirurgia. Come si pone il chirurgo nei confronti di chi deve subire un intervento? Anche qui, se si vuole il bene della persona , non si può fare a meno di accogliere, spiegare, accompagnare. Cioè innanzitutto investire del tempo, non “perdere”. Anche qui occorre, e ancora di più, spiegare, illustrare, Questo rasserenerà il paziente, ma può metterlo anche di fronte a verità spiacevoli o spaventose. Qui toccherà fare un’azione di rassicurazione, e anche di vicinanza; in breve, il Chirurgo non può limitarsi all’atto operatorio come un meccanico o un artigiano, ma deve preparare, seguire la sua opera e rendersi presente . Ricordo che una paziente ampiamente avvertita dei rischi della tiroidectomia, quasi mi accusava di portar male quando dopo l’intervento si verificò l’afonia temuta. Tuttavia, col passare dei giorni, col ritorno della voce, è come se mi guardasse con maggiore compartecipazione e “simpatia”, contenta di ricordare di essere stata avvertita che tale evenienza poteva essere transitoria, e anche perché nei momenti difficili non si era sentita abbandonata . Anche in questo campo, la collaborazione con altri specialisti, ad esempio gli psicologi, può favorire il rapporto medico-paziente, ma purchè si rimanga insieme, purchè si collabori, purchè non si deleghi ad altri, rilanciando la palla. La collaborazione tra specialisti: un ulteriore passo dell’alleanza per la salute. Nei reparti organizzati le equipes di specialisti si riuniscono con regolarità per studiare insieme i casi e le migliori strategie.
Si parlava di alleanza, di consenso. Nella pratica quotidiana non si può far a meno, anche per le conseguenze medico-legali, di richiedere al paziente il consenso informato , cioè mettere per iscritto le modalità dell’intervento, le complicanze previste, i rischi preventivati, in modo che il paziente possa acquisire informazioni complete ed esprima liberamente l’assenso. Ma anche qui non dovrebbe essere un atto dovuto, un mero atto amministrativo, ma l’occasione per approfondire il rapporto, e allora non ci si potrà esimere dallo spiegare, dall’illustrare, nella chiarezza e nella verità.
In sintesi, occorre partire da un discorso di fiducia, come si diceva, e questa fiducia deve essere consolidata appunto dalla chiarezza nella verità, in modo che chi deve subire un intervento possa, grazie alla fiducia, affidarsi, e affermare “Mi devo operare”, dove il verbo ha come un significato riflessivo.
Ma c’è il contraltare, il negativo, come in tutte le cose umane. Si chiama conflittualità, sospetto, il voler riscontrare dappertutto malasanità. E’ qualcosa che potremmo definire come l’antitesi di un sano rapporto medico-paziente, un “non rapporto”. Anche a questo è dovuto l’allarmante calo della scelta della specializzazione in Chirurgia; da dati commissionati dalla SIC[2] risulta che nell'arco di 10 anni, dal 1995 al 2005, il numero dei sinistri denunciati alle imprese di assicurazione in Italia, nel campo della responsabilità civile nel settore sanitario, sia passato dal poco più di 17 mila a circa 28.500, facendo registrare un incremento del 65%; sapete poi che le polizze d’assicurazione più alte riguardano proprio i chirurghi. All’istaurarsi di questo “non rapporto” è dovuto il nascere della cosiddetta “medicina difensiva”[3], cioè un atteggiamento difensivo nei riguardi di un possibile contenzioso; questo si ripercuote su tutto l’andamento diagnostico e terapeutico: dal richiedere esami e ricoveri inutili, il che in ogni caso è un danno per il paziente e per la società, fino a rinunciare preventivamente alla cura del paziente, per i possibili pericoli, ma non per il paziente stesso, quanto per se stessi. E’ la negazione della scelta del “curare”. Un rapporto basato sulla fiducia e sulla stima e una scelta di attenzione contrasta questa tendenza .
Per questo, in conclusione, mi sembra di dover ancora ribadire, insieme, la scelta di curare le persone, cioè di aver cura di esse. Questa è una scelta comune a tanti, anche nel silenzio. Sapere ciò ci consola e ci conforta, poiché sappiamo che c’è un’altra umanità [ power point un’altra umanità]
Fulvio Freda
Chirurgia Geriatrica, Policlinico II Università Napoli
Corso “Relazionarsi per curare” - Terza lezione
Caserta, 19 dicembre 2009
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