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medicina omeopaticaIl ruolo e la prospettiva del medico. Una donna racconta: «Cos’è la malattia? Io sono considerata una persona malata, anzi, malatissima perché affetta da una malattia inguaribile: la policitemia vera. Questo, almeno, è quello che pensa la medicina ufficiale, la stessa che mi ha considerata sana quando invece sentivo di stare male.

Per anni, infatti, ho provato angosce di varia natura, paure e malesseri che però non rientravano in nessuna patologia.

Qualche anno fa, poi, dopo essere stata condannata dalla medicina ufficiale, mi sono avvicinata alla medicina omeopatica, che ha fatto riemergere tutti quei malesseri che mi hanno afflitto per anni, e ne ha sradicati molti. Ho rivissuto, così, le mie angosce infantili, vecchie paure che sembravano superate, e i tanti malesseri a cui la medicina ufficiale non ha saputo dare risposte e per i quali sono stata considerata ipocondriaca, esaurita o stressata, tutto fuorché malata. Non è stato mai preso in considerazione, infatti, il disagio manifestato dal mio organismo, né sono stati presi provvedimenti se non quelli atti a sopprimere i malesseri, non a curarli; perché per loro non c’era niente da curare. Quello fatto con la cura omeopatica è stato un percorso lungo e anche doloroso, ma ha dato ottimi risultati. In questi anni, infatti, sono riuscita a fare cose che non mi sarei mai sognata di fare in passato, pur desiderandolo; con il passare del tempo, inoltre, sono riuscita sempre in più occasioni ad essere me stessa, ed è una sensazione bellissima. Anche il mio sangue sembra rispondere in modo soddisfacente a questi cambiamenti; infatti le piastrine sono quasi rientrate nei valori ottimali, mentre l’aumento dell’ematocrito è notevolmente contenuto. Allora viene da chiedersi: chi è veramente malato, il mio sangue o la mia persona?».

Ho visto il cambiamento operato dalla Medicina Omeopatica tramite il dottor M. Kelber, mio futuro maestro, su due bambini, il primo di 9 anni, operato di un cancro polmonare, trattato con cobalto e affetto da crisi epilettiche gravi (l’ho rivisto guarito a 18 anni a Napoli); il secondo, una bambina di 6 anni, sordomuta, affetta da una serie continua di patologie dalla nascita. Ho visto, nel giro di sei mesi, ritornare e scomparire tutte le patologie sofferte dalla bambina fino a poterle sentire pronunciare le prime parole! La risoluzione di questo secondo caso mi ha realmente sconvolto: era la dimostrazione di tutto il contrario di quanto appreso all’Università.

Questi fatti incredibili per la mia struttura mentale mi hanno indotto, per prima cosa, a fare quello che in Medicina Omeopatica si chiama sperimentazione pura su se stessi, a sperimentare su persone sane, ossia in equilibrio psicofisico, senza malattie, i rimedi della Medicina Omeopatica, per ottenere un quadro patogenetico della sostanza, comprenderne cioè gli effetti puri sull’uomo sano. Si conoscono così le patologie e i farmaci, sperimentando su se stessi sani le patogenesi, serie di sintomi che conformano il quadro patologico simile a tante malattie in ogni differente malato.

La sperimentazione pura mi ha fatto uscire dalle eleganti e strutturate teorie e sperimentazioni scientifiche per immettermi direttamente nella realtà dinamica di me stessa come persona che sperimenta un cambiamento reso evidente dal linguaggio, che spiega ciò che sente e descrive, con parole semplici, quanto è cambiato dal suo stato precedente.

Ho sperimentato sensazioni soggettive, cenestesie, concomitanze, peggioramenti e miglioramenti collegati al freddo, al caldo, al sudore, a certi alimenti, al tempo (sole, umido, ecc.), al sonno: tutto un insieme di sintomi dove predominavano, oltre ai sintomi fisici generali, i cambiamenti rispetto all’affettività, alla volontà, all’intelletto, alla memoria, serie di sintomi psichici concomitanti.

Attraverso la sperimentazione pura si ha evidenza dello stato dinamico di salute psicofisico di tutta la persona nella sua interazione con il mondo.

Ho sperimentato e risperimentato molte sostanze a potenze ultramolecolari e ho verificato l’evidenza delle guarigioni ottenute con i rimedi sperimentati, somministrati per similitudine con le sintomatologie dello stato patologico che, mediante un processo di reversibilità indotta dal rimedio ultramolecolare simillimum, riportano la persona dallo stato di malattia allo stato di salute.

Si dice spesso che in Medicina Omeopatica la relazione tra il medico e il paziente gioca un ruolo determinante nella guarigione. Certamente è un aspetto da prendere in considerazione; in effetti, se il medico omeopata non entra in relazione con il paziente non potrà avere nessuna di quelle indicazioni necessarie, le cenestesie, le sensazioni soggettive, che caratterizzano la materia medica sperimentale omeopatica, e quindi non sarà in grado di prescrivere adeguatamente il rimedio adeguato. Nel mondo “reale” del malato e della sua malattia, quelle sensazioni personali, specifiche, giocano il ruolo importante di indicazioni terapeutiche.

La sperimentazione pura mi ha insegnato ad ascoltarmi e ad ascoltare, ad auto-osservarmi e ad osservare, a cogliere nelle parole e nel racconto della “storia biopatografica di ogni paziente” l’autentica dinamica della sofferenza, malattia fisica o psichica, coesistente in ogni patologia – processi dinamici che necessitano della “relazione”, di quella vera che mette il medico e il paziente su uno stesso piano dinamico, dove il “cuore” sperimentatore, unitamente alla conoscenza, guida e sa ascoltare “le parole” che lo condurranno alla diagnosi e alla terapia.

L’altra faccia della medicina, la Medicina Omeopatica, è il mezzo per una pratica medica scientifica di autentica capacità di relazione di ogni “persona” che vuole essere medicus.

La pratica clinica di ogni giorno mi ha confermato oggettivamente che non esistono malattie ma ammalati, se sappiamo raccogliere i segni e i sintomi del soggetto che soffre. Artrite reumatoide, policitemia vera, morbo di Basedow e altre tiroiditi, l’asma, la psoriasi e ancora tante altre patologie già molto trattate, sono risolte dal rimedio ultramolecolare. Ma è solo il medico l’attore che dovrà ritrasformare il suo sapere e riconoscere il linguaggio vivo, in ogni persona viva, unica, irripetibile.

di ADELE ALMA RODRIGUEZ

La relazione: l'essenza dell'arte medica
i medici si raccontano

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Vuole contribuire all'elaborazione di una antropologia medica che si ispira ai principi contenuti nella spiritualità dell'unità, che anima il Movimento dei Focolari e alle esperienze realizzate in vari Paesi in questo campo.


 

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