Introduzione
La concezione di salute è fortemente condizionata dalla cultura. Oggi, soprattutto nei paesi occidentali, si propone un concetto di salute che assume soltanto i criteri di efficienza, di produttività, di forma fisica perfetta, di invecchiamento di successo, dimenticando altre dimensioni che fanno parte del benessere autentico della persona [1].
A questa visione si viene sollecitati anche dai progressi nel campo della medicina. La medicina odierna si caratterizza per la possibilità di diagnosticare con certezza quasi assoluta una patologia nel corpo umano, ma anche per la presunta capacità di guarire: una sicurezza terapeutica che il medico non aveva mai prima pensato di possedere. Da qui un’esaltazione del potere della medicina, che può creare aspettative di onnipotenza. Nel contempo però, questa stessa medicina viene messa in discussione per la sua prospettiva spesso riduttiva. Infatti, la considerazione puramente scientifica della patologia tende a porre maggiore attenzione ai processi biologici, considerandoli in un’ottica sostanzialmente fisicistica, meccanicistica; si tratta in sintesi di un modello biomedico che considera la medicina semplicemente come una biologia applicata, che sembra ignorare la soggettività e l’unitarietà della persona.
E’ importante allora innanzitutto chiarire il significato di salute, considerandola in una precisa prospettiva antropologica.