Conclusione
E’ evidente che la medicina, pur avendo in sé la capacità di determinare significativamente il proprio corso, è profondamente influenzata dai costumi, dai valori, dall’economia, dalla politica delle società di cui fa parte.
Infatti, la ricerca, l’elaborazione, la diffusione e la conservazione delle conoscenze sono attività fondamentali di una civiltà. La conoscenza è memoria sociale, un collegamento con il passato, ed è la speranza per la società, un investimento per il futuro. La capacità di creare conoscenza e tradurla nella pratica è una caratteristica adattiva degli esseri umani, che arricchisce i rapporti sociali e permette di mantenere i piedi per terra, ma con la testa che vede dall’alto. Si auspica che quanti sono impegnati nelle politiche sanitarie riescano a conciliare le necessarie decisioni dell’immediato con una visione lungimirante .
E’ evidente che i sistemi sanitari sono strettamente legati a quelli economici, politici, educativi, ecc. Ne consegue la necessità di un rapporto tra le diverse componenti, di un dialogo, di un confronto continuo che aiuti a comprendere come favorire, come armonizzare le diverse esigenze. Ma un dialogo non si può attuare tra sistemi, tra organismi: il dialogo può avvenire piuttosto tra le singole persone che all’interno di essi sono impegnate a trovare risposte, strategie di miglioramento.
Nei lavori di questo Congresso ci sarà l’opportunità di un approfondimento, di un confronto tra persone di competenze diverse, provenienti da differenti contesti culturali, oltre che professionali.
Forse, la prospettiva comune da cui partire e a cui mirare, per ciascuno di noi, qualunque ruolo svolga, in qualunque parte del mondo, si può sintetizzare in questa espressione di Pablo Neruda: “Siamo la stessa pianta e non si toccano le nostre radici”. Potrebbe essere una chiave di lettura per ripensare insieme una medicina che si muove tra globalizzazione, sostenibilità, personalizzazione della cura.
Flavia Caretta
- << Prec
- Succ