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Enzo è un dirigente scolastico. Carla è una insegnante. 25 anni di matrimonio minati da una relazione extraconiugale.

Carla inquadra bene il bersaglio, si sistema gli occhiali e preme sull’acceleratore. La sua utilitaria procede decisa verso suo marito Enzo che è in auto con la sua nuova compagna, Francesca.

L’incidente, non grave, è inevitabile. Il marito scende, urla, sbraita, non capisce. Carla non aveva la certezza, ma aveva intuito e sospettato l’esistenza di una amante. Vederla a fianco del marito, al suo posto, ha messo in moto una rabbia irrefrenabile.

«Per anni ‒ racconta Carla ‒ mi sono chiesta cosa non avesse funzionato nel nostro rapporto per arrivare a questo punto. Pensavo che la nostra crisi non dipendesse da me, ma da una forma di vanità maschile, tipica dei cinquantenni in carriera».

Enzo, infatti, era stato nominato da poco dirigente scolastico e si dedicava al nuovo incarico a tempo pieno con grande impegno e generosità e con prolungate assenze da casa per motivi di lavoro.

Le spie rosse dell’amore segnalano da tempo discussioni infinite senza dialogo reale, insofferenze, l’ignorarsi reciprocamente stanchi di tutto, anche di sopportarsi.

«Senza accorgersene ‒ spiega Enzo ‒ ci eravamo allontanati anni luce. Anziché affrontare la situazione, spiegando i miei progetti di lavoro, mi sembrò più facile, per l’atteggiamento troppo critico e polemico di Carla nei miei confronti, giustificare la mia distanza da lei e il mio avvicinamento a Francesca».

Era accaduto che Enzo fosse stato messo al corrente della situazione di una insegnante della sua scuola, Francesca, che era in procinto di separarsi. Per il suo desiderio di vivere il Vangelo decise di intervenire e ascoltarla.

«Notavo ‒ ricorda Enzo ‒ che, sentendosi accolta, Francesca era sempre più propensa ad arricchire i suoi racconti di particolari sempre nuovi coinvolgendomi nelle sue confidenze. Troppo tardi mi accorsi che erano pretesti per rimanere sola con me e per me fu difficile tirarmi indietro. Dovetti constatare, mio malgrado, che Francesca era entrata nella mia vita».

La tensione in casa è diventata insopportabile. Per Carla l’unica via d’uscita è che «Enzo faccia i bagagli e se ne vada». I figli soffrono in silenzio. Una sera, mentre rimboccava le coperte, una figlia le prende una mano e le dice: «Mamma, non fare andare via papà, trattalo benissimo».

«Rimasi senza parole ‒ commenta Carla ‒, da un po’ di tempo questa bimba non mangiava più, aveva sensi di nausea davanti al cibo. A modo suo si ribellava, non riuscendo ad accettare la nostra situazione di genitori separati e arrabbiati in casa».

È un punto di svolta. Da quel momento cambia qualcosa dentro di lei. Una tenerezza infinita vince qualsiasi altro sentimento e la costringe a riflettere.

«Decisi che avrei ridato un padre a quella bambina, ma non un padre qualunque, proprio suo padre, quel padre che in quel momento avrei volentieri cancellato dalla mia vita».

Non è facile superare il fastidio della presenza fisica del marito, il senso di risentimento, il dolore che prova. «Pensavo a Enzo e alla sua amica. Non avrei saputo dire chi detestassi di più. Non potevo amarli».

I primi tentativi di riconciliazione da parte di Carla prevedono ricchi menu con cene succulente a cui Enzo non può sottrarsi, ma non basta. L’unica alternativa possibile è la misericordia. «Scoprii con sorpresa quanto questo sentimento mi aiutasse a lenire il peso della situazione che stavo vivendo. Provavo una sorta di compassione per la dichiarata povertà interiore di Francesca che le aveva impedito anche in passato di fare scelte oneste. La stessa pietà provai per Enzo. Conclusi che la peggiore punizione fosse proprio quella di aver scelto questa donna come nuova compagna. Appena smettevo di giudicarli, il dolore come per incanto spariva e lasciava il posto a una pacatezza che mi permetteva di affrontare più serenamente le mie giornate. Sentivo che ignorare le offese, pregare per i nemici mi restituivano insieme alla pace una forma di libertà e dignità».

Tutti i tentativi di riconciliazione, però, falliscono e Carla matura l’idea che fosse impossibile recuperare. Anche i figli le sembrano maturi per accettare la separazione. «Così un giorno, non avendo Enzo mai fatto i bagagli, gli manifestai il mio desiderio di voler cambiare abitazione».

Per Enzo è un cazzotto nello stomaco. Non si sarebbe mai aspettato questa richiesta anche perché la sua relazione con Francesca era finita. «In quel momento mi sono sentito consapevole dei miei errori: avevo distrutto la mia famiglia ma anche illuso inutilmente Francesca. Tutto questo mi pesava, come pure i rimorsi uniti alla paura di perdere Carla che scoprivo di amare ancora».

Enzo ricomincia ad amare concretamente la sua famiglia, riempie Carla e i figli di attenzioni e di regali, ma «le sue gentilezze ‒ chiosa Carla ‒ non mi interessavano. Avrei voluto sapere perché si fosse allontanato da me, volevo sapere se era consapevole che il nostro dolore non aveva prezzo».

Carla non lo ama più, l’unico modo è farlo in modo spirituale. «Quando non mi piaceva quello che faceva o diceva, sovrapponevo il volto di Gesù su quello di Enzo. In questo modo, mentre mi sforzavo di vedere Gesù in lui, mi accorgevo di riuscire ad essere più tollerante e più paziente».

Enzo non si arrende e cerca di cambiare il suo modo di fare. La ascolta senza intervenire, lascia che abbia ragione, crea occasioni di incontro per tutta la famiglia. Organizza una festa a sorpresa per il loro 25° anno di matrimonio andando a prendere in un’altra regione i genitori di lei, porta tutta la famiglia a Londra dove studia la primogenita.

Qualcosa cambia anche in Carla: «Poco a poco, mi accorsi che non mi infastidiva più la sua presenza dentro casa, mentre prima desideravo che non ci fosse. Mi faceva tenerezza perché cercava di fare il massimo per me e per i figli ma sembrava che nessuno se ne accorgesse. Lentamente cominciammo a parlarci, a chiarirci, a non lasciare zone d’ombra fra di noi e, senza rendercene conto, ricominciavamo a comunicare meglio».

«Tempo dopo ‒ racconta Enzo ‒ ricevetti inaspettatamente una telefonata da parte di Francesca che mi chiedeva un appuntamento per comunicarmi delle cose talmente urgenti che sarebbe venuta persino a casa nostra se non ci fossimo rivisti. Questa volta ho informato Carla e insieme abbiamo deciso di riceverla. Abbiamo aspettato inutilmente. Non è mai arrivata».

«Così nel tempo ‒ conclude Carla ‒ cominciai ad amarlo di nuovo, non più con un amore spirituale, ma umano. Di cuore». Il miracolo di ricomporre una famiglia era avvenuto.

DI:  Aurelio Molè
FONTE: CITTÀ NUOVA

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