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“Posso anche non parlare bene, ma perché tu sei con me, mamma, io sono molto intelligente, i miei amici mi vogliono bene e mi dicono che il mio sorriso è bello”.

Questo è quello che Zaid ha detto alla sua mamma per ringraziarla della sua presenza. Il bambino, dieci anni, con problemi di udito, da quando frequenta il centro EHIS di Aleppo ha notevolmente migliorato la sua capacità di comunicare.

Ha gli occhi vispi Zaid, dieci anni e frequenta la quarta elementare. Fin dalla nascita ha problemi di udito. La sua famiglia se n’è accorta quando il bambino aveva appena undici mesi; ed era una cosa nuova da affrontare perché nessuno di loro aveva avuto difficoltà di questo tipo. All’età di tre anni Zaid ha messo per la prima volta un apparecchio acustico. Ora è seguito presso il centro Ehis di Aleppo, supportato dal programma Emergenza Siria “Semi di Speranza”: ed è qui che Zaid ha iniziato a migliorare e a parlare meglio, a pronunciare in modo migliore parola dopo parola . La mamma lo segue costantemente, da sempre impegnata a far sì che il proprio figlio abbia una vita come quella di tutti gli altri bambini: “All’inizio ho avuto difficoltà, ma poi abbiamo cominciato a capirci anche senza parlare”. La comprensione tra madre e figlio arriva anche là dove non arrivano le parole.

Quando Zaid era piccolo e ancora non in età scolastica non percepiva in se stesso alcuna diversità. Giunto al momento di dover frequentare una scuola pubblica, in mezzo agli altri bambini senza difficoltà di udito, Zaid ha cominciato a chiedersi perché gli altri parlavano e lui no; perché lui indossava un apparecchio acustico e gli altri no. Insomma avvertiva l’esistenza di qualcosa di strano, e questo gli procurava sofferenza.

Varcata la soglia del centro EHIS la percezione di quella diversità è scomparsa perchè ha incontrato persone e bambini con il suo identico problema e ha iniziato a stringere amicizie. Racconta la mamma: “Il modo in cui gli insegnanti si sono comportati con Zaid, e il modo in cui hanno migliorato la mia comunicazione con lui ha reso tutto questo più facile”.

Gli operatori della scuola hanno chiesto al bambino cosa avrebbe volute dire alla sua mamma, questa è stata la sua risposta: “Posso anche essere debole o non parlare bene, ma poichè tu sei con me, mamma, io sono molto intelligente, i miei amici mi vogliono bene e mi dicono che il mio sorriso è bello. Grazie, mamma”.

da Giovanna Pieroni
Fonte: afnonlus.org

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