L’OMS definisce la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale; si afferma sempre di più l’idea che la componente relazionale rivesta un ruolo fondamentale nella determinazione dello stato di salute dell’individuo. In altre parole, è necessario pensare alla persona, e perciò alla salute stessa, in senso olistico essendo lo stato di benessere determinato da un articolato intreccio di fattori che richiedono, indispensabilmente, una presa in carico complessiva del soggetto.
La nuova identità dell’infermiere lo vede oggi come un professionista della salute che si realizza attraverso interventi specifici,autonomi e complementari di natura intellettuale, tecnico scientifica, gestionale, relazionale ed educativa.
Si è passati, nell’arco degli ultimi 40 anni, da un infermiere visto come mero esecutore di mansioni specifiche prescritte ed ordinate dal medico, ad un professionista autonomo, con un profilo professionale, un codice deontologico e la cui formazione avviene non più in scuole professionalizzanti, corsi regionali e quant’altro ma attraverso un corso universitario di primo livello e con una prospettiva formativa in campo universitario che va dai master di 1° livello, alla laurea Magistrale, ai master di 2° livello fino al dottorato di ricerca.
Ma questo nuovo infermiere non ha soltanto competenze tecniche avanzate ma anche una competenza sempre più specifica nell’aspetto soprattutto relazionale ed educativo, così come recita il profilo professionale D.M. 739/94: “l’assistenza……di natura tecnica, relazionale ed educativa”
La sfera relazionale, costituita da incontri, scambi, e confronti che l’infermiere intrattiene con la persona bisognosa di cure e la sua famiglia, richiama la vera essenza e la peculiarità della professione infermieristica e del processo di Nursing che va dalla presa in carico, alla valutazione, pianificazione, attuazione e verifica dell’intervento assistenziale, ponendo come obiettivo principale la salute del paziente nella sua totalità non solo come cura della malattia. E’ una metodologia che restituisce centralità ai bisogni della persona e dà spazio alla professionalità dell’infermiere.
L’infermiere sviluppa il suo sapere ed il suo essere professionista nella relazione con la persona che assiste, il suo obiettivo primario è il prendersi cura attraverso la strutturazione di una relazione empatica e fiduciaria.
L’irruzione della malattia nella vita di una persona costituisce sempre una “rottura” perché impone modifiche nell’organizzazione concreta della vita, ed è in questo momento che si instaura una relazione infermiere-paziente che è sicuramente una “relazione d’aiuto”, in quanto si realizza attraverso il contatto tra due persone di cui l’uno, l’infermiere ha una funzione di sostegno rispetto all’altro, il paziente che è in una condizione di bisogno. L’intervento di Nursing non è perciò casuale, si tratta di una relazione che viene iniziata con un proposito ben preciso, per poi continuare e terminare in funzione dei bisogni del paziente.
E’ anche vero che in una medicina come quella attuale, in cui ci si sforza di garantire prestazioni altamente specializzate a tutti coloro che ne hanno bisogno, la riduzione del tempo dedicabile alla relazione con i pazienti ed i loro familiari pare che sia il prezzo da pagare inevitabilmente, anche se la qualità della relazione con i pazienti ed i familiari degli stessi è una componente essenziale della cura.
Il miglioramento della relazione terapeutica, grazie ad un’ efficace comunicazione, migliora l’attività lavorativa dell’operatore, rendendola più in sintonia con gli ideali professionali, migliora la compliance del malato al trattamento, riduce il disagio emotivo e incrementa l’efficacia della cura.
Una relazione soddisfacente coinvolge sia l’ambito del care (prendersi cura) che quello del cure (curare la malattia).
“Funzione specifica dell’infermiere è assistere l’individuo, sano o malato, per aiutarlo a compiere tutti quegli atti tendenti al mantenimento della salute o della guarigione (o a prepararlo ad una morte serena); atti che compirebbe da solo se disponesse della forza, della volontà e delle cognizioni necessarie”. (V.Henderson).
Per Evelyn Adam la relazione d’aiuto e la “conditio sine qua non” dell’efficacia dell’assistenza infermieristica”.
L’infermiere deve fare in modo che nel rapporto con l’ammalato, quest’ultimo, scopra una “relazione d’aiuto” che costituisce l’elemento determinante dell’efficacia dell’assistenza. In questa relazione, potremmo dire bidirezionale, l’uno aiuta l’altro nel ristabilire il proprio benessere ed il proprio bisogno di salute e contemporaneamente l’altro si ritrova arricchito e coinvolto sia personalmente che professionalmente.
In questo tipo di relazione infermiere-paziente, un aspetto fondamentale è l’empatia, quella capacità di entrare in relazione e percepire i sentimenti dell’altro e di comprenderne il loro significato, mettersi nei panni dell’altro, provare ciò che egli prova, immedesimarsi in lui, ma avendo chiaro che non si è l’altro. In altre parole l’empatia permette l’instaurarsi di un rapporto professionale equilibrato con il malato, evitando sia il coinvolgimento emotivo dell’operatore sia l’isolamento affettivo del paziente.
La vera evoluzione dell’infermiere sta proprio nella differenza che c’è tra un tecnico ed un professionista, ed è la capacità di “giocare” il proprio ruolo in termini relazionali, di “adattare” il proprio intervento alla persona che ha di fronte, di lasciarsi coinvolgere, nella giusta misura, in questa relazione con l’assistito, in modo che questi possa sentirsi veramente al centro della sua attenzione e del suo impegno professionale.
Altro aspetto importante di cui tener conto è la perdita d’identità del paziente, che spesso viene identificato e confuso con la sua malattia; l’iperspecializzazione della medicina ha portato a sezionare il corpo ed a ridurlo ad un assemblamento dei vari organi ed apparati. Questo modello che mette al centro la malattia deve virare verso il modello che mette al centro l’uomo e questi ammalato, ma nella sua interezza, non solo in termini di aspettative di riacquisizione dello stato di salute ma anche con i sentimenti che una persona in quello stato prova. Il malato non è una macchina a cui va revisionato un pezzo, (la cinghia di distribuzione, l’olio, i freni ecc.) ma una persona nella sua unità bio-psico-sociale.
In altre parole una medicina centrata sul paziente, non rinnega la tradizionale medicina che si pone come scopo la diagnosi ed il trattamento di una patologia, ma aggiunge la necessità di confrontarsi, con il significato di quest’ultima puramente soggettivo, nel malato che soffre. La differenza sostanziale è sul piano relazionale e l’infermiere ha una possibilità maggiore di vivere e far vivere alla persona ammalata questa realtà.
“Il Nursing è una combinazione unica di arte (prendersi cura) e scienza (conoscenza e processo scientifico) che si applica nel contesto delle relazioni interpersonali allo scopo di favorire il benessere, prevenire la malattia e ripristinare lo stato di salute nei singoli individui, nelle famiglie e nelle comunità” Martha Rogers, 1970
La Florence Nightingale, che noi definiamo come la 1° infermiera, in “Notes on Nursing” (1860), intendeva il ruolo dell’assistenza infermieristica come la “presa in carico della salute di qualcuno”.
La teoria di Hildegard Peplau (1952) si focalizza sull’individuo, sull’infermiere e sul processo di iterazione; il risultato è la relazione paziente infermiere.
Ciò che quindi sta alla base dell’assistenza infermieristica moderna è la qualità della relazione di cura che si riflette sia nel rapporto con il paziente e la sua famiglia, che all’interno dell’equipe di coloro che curano. Questo meccanismo condiziona il livello di soddisfazione e di stress sia dei curati che dei curanti, portando ad una ricaduta senza dubbio positiva sui risultati, in termini di salute per entrambi.
Arcangelo Russo
Bibliografia:
Federazione Nazionale Collegi Infermieri “Nuovo Codice Deontologico dell’infermiere”
DM 739/94: “Profilo professionale dell’infermiere”
Legge 42/99: ”Disposizioni in materia di professioni sanitarie”
Michele Musso: “Infermiere paziente un rapporto da curare”
Fabio Gaudio: “Gestione delle Emozioni e approccio Corporeo-Transpersonale”
Rosa Schillirò: “La relazione d’aiuto”
Cinzia Garofalo: “La relazione infermiere-paziente: dal modello disease centred al modello patient centred”
Luciano Bresciani: “La centralità del paziente nell’organizzazione sanitaria”
Florinda Carcarino: “Il processo di comunicazione e la nuova identità deontologica dell’infermiere”
Maria Fadanelli: “Relazione Assistenziale”
Rossella Aiardi: “Il processo di nursing”
Brunella Caputo: “ Il Modello delle Prestazioni Infermieristiche”
Patricia A. Potter, Anne Griffin Perry: “Fondamenti di infermieristica”
Florence Nightingale: “Notes on nursing”
Mariauisa e Teresa Iavarone: “Pedagogia del benessere”