Associazione SALUS umanità nuova con i malati di aids
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- Scritto da Nadia da Silva
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ASSOCIAZIONE SALUS – Scopo dell’Associazione Salus è favorire l’affermarsi di una cultura dell’accoglienza, della solidarietà e della vita, rivolgendo la propria attività di volontariato a persone malate di AIDS e/o sieropositive. Medicina Dialogo Comunione è partner dell’Associazione Salus in alcuni progetti di cooperazione sanitaria in Senegal e Burkina Faso. L’obiettivo è quello di sensibilizzare e informare sull’infezione da HIV, sostenendo le fasce più deboli della popolazione, con particolare attenzione alle donne in gravidanza e ai loro figli, promuovendo atteggiamenti di consapevolezza ed autonomia. Gli interventi permettono di avvicinare la popolazione vulnerabile ai servizi presenti sul territorio, in collaborazione tra istituzioni e società civile.
PER LA PNEUMOLOGIA – ONLUS – L’Associazione, una tra le tante iniziative ispirate alla figura e al carisma di Chiara Lubich, è nata nel 2011, per iniziativa del prof. Salvatore Valente, responsabile dell’UOC di Pneumologia del Policlinico Gemelli. Gran parte delle malattie respiratorie croniche evolvono inesorabilmente in una progressiva insufficienza respiratoria e invalidità. L’OMS prevede che entro pochi anni questa condizione rappresenterà la terza causa d’invalidità e di morte nel mondo. Le persone afflitte da tali patologie subiscono drammatici condizionamenti sia sul piano fisico che psicologico, con una dipendenza crescente dall’assistenza di altre persone e da terapie strumentali di sostegno. Questa fase finale della loro vita, grazie anche ai progressi della scienza medica, può protrarsi per anni, talora oltre un decennio. Chiara Lubich, afferma il prof. Valente, negli ultimi anni della sua vita terrena ha affrontato con piena consapevolezza ed esemplare capacità di sopportazione questo percorso di sofferenza, accettando la progressiva perdita della sua autonomia fisica, accompagnata e sorretta dalle persone che l’hanno amata e che partecipavano intimamente alle sue sofferenze.
per la cooperazione interreligiosa in medicina - Il 29 gennaio all’interno della “Casa Accoglienza” dell’azienda ospedaliera San Camillo - Forlanini di Roma si è svolta l’assemblea nazionale di Religions For Peace, l’associazione internazionale dedita alla promozione del pluralismo religioso e impegnata a bonificare il rapporto tra le fedi. Ad aprire i lavori Luigi de Salvia, segretario generale della sezione italiana di Religions for Peace, che nel 2008 ha fondato con colleghi di varie tradizioni l’Associazione “Ascoltare le Sofferenze” per la cooperazione interreligiosa in medicina, con la quale MDC condivide lo spirito di promuovere accoglienza e solidarietà nelle strutture sanitarie.
Carlo è medico in un dispensario a Man, una città di 100.000 abitanti in Costa d’Avorio, Africa Occidentale. Il dispensario fa ciò che il non lontano ospedale non può fare: accoglie a un costo simbolico tutti i tipi di malati (salvo i feriti gravi).Carlo visita 50-60 persone al giorno. Ha raggiunto, in questi anni di lavoro con la sua équipe, il traguardo dei 10.000 pazienti.
Storia di un medico, specialista in salute pubblica a S. Paulo, e del suo lavoro in favore dei meno abbienti
Devo innanzitutto premettere che, sin dalla mia prima decisione di affrontare la carriera medica, decisione sofferta perché inscritta in una tradizionale familiare alla quale volevo con determinazione sottrarmi, ho considerato la mia attività, professionale prima e dopo scientifica, funzionale a un percorso di servizio alla società, alla comunità dei lavoratori e al cittadino. Dunque ho sempre evitato il riferimento a considerazioni che ritengo viete e scontate come quelle della “missione” e dell’abnegazione al malato.
Tutti i contatti che abbiamo ogni giorno con la gran parte dei pazienti, soprattutto quelli che soffrono di malattie gravi (grave inteso non solo dal punto di vista della prognosi per la vita, ma anche di una malattia cronica invalidante o che provoca sofferenza), possono risultare fondamentali nella formazione professionale di un medico. Il rapporto con questi pazienti spesso si realizza su di un piano psicologico molto delicato perché il malato vede nel medico la persona che può aiutarlo e in lui ripone fiducia e aspettative per il proprio futuro.
Forse è limitativo riferire un episodio particolare, in quanto la interrelazione è sempre determinante per la formazione professionale, per cui sarebbe sminuire un po’ questa potenzialità, che è sempre in divenire, notarne uno come particolarmente significativo. Tuttavia, sforzandomi di ricercare più nel bagaglio del cuore che in quello delle memoria e della ragione, mi viene in mente Maria V., anche perché evento legato agli albori della mia professione, e si sa che la memoria è presbite, come (ahimè) i miei occhi, ormai.
Devo premettere che in pediatria ci troviamo di fronte ad un interlocutore indiretto e cioè al genitore che parla e comunica con il medico al posto del bambino. Questo è vero soprattutto nelle prime fasi della vita in cui la relazione con il bambino passa principalmente dalla mamma. Ricordo, a questo proposito, un colloquio, appena uscito dall’ospedale, durante il quale ho provato una sensazione di frustrazione. Una mamma e una nonna mi hanno espresso le loro difficoltà nell’alimentare un bimbo di circa un anno.
La mia esperienza fa riferimento in particolare agli anni in cui, nell’Ospedale “C. Forlanini” di Roma, sono stato dirigente del Servizio accettazione-astanteria-pronto soccorso pneumologico, dal 1977 al maggio 1984 e Primario della VI Divisione pneumologica (1984-1989), quindi della XIII Divisione pneumologica dal settembre 1989 sino al pensionamento, avvenuto nel 1996. E va inserita in un contesto preciso: la trasformazione della “sanità” in seguito all’applicazione della Legge Mariotti che istitutiva il Servizio Sanitario Nazionale.
La medicina oggi è “malata” perché si trova di fronte ad un nuovo pericoloso potere: il potere tecnico-scientifico. Stiamo assistendo infatti ad un’evoluzione della medicina che da arte puramente osservativa e descrittiva è divenuta scienza tecnologica, che fonda il suo sapere e i suoi progressi su nuove indagini diagnostiche, sulla biotecnologia, sull’uso dell’informatica, con l’obiettivo di raggiungere traguardi impensabili come l’eliminazione delle malattie e della vecchiaia.
In vicinanza del momento in cui è necessario dire: «Ora tocca voi proseguire», vorrei consegnare i fondamenti dell’esperienza, della tradizione e della cultura sia dell’AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) che della AFCV (Associazione Fondatori di una nuova Cultura per il Volontariato).È naturale che questo momento sia giunto per diverse ragioni: l’anagrafe che aggrava di giorno in giorno il divario fra ciò che dovrebbe essere fatto e ciò che in concreto si fa,
Ero di turno quella notte.Verso le 23, passando accanto alla stanza di Sergio, paziente terminale per neoplasia polmonare, ero tentato di filar via dritto, “tanto non posso far nulla!”, mi dicevo. Ma fu più forte di me ed entrai: solo ma tranquillo, mi guardò e gli chiesi: «Allora, come va?», ruotò il palmo delle mani, allargò un po’ le braccia e sorrise... di cuore, quasi come per ringraziarmi per quel piccolo gesto inatteso.
Come medico, mi sono chiesto quale fosse il “cuore” di questa mia scelta e, avendo avuto una scuola personale di esempi tutti dediti al servizio, mi sono reso conto del “dono” che posso essere per gli altri.Il dono è quello di fare qualcosa di vero, di sentirsi utile, di essere mezzo per lenire la sofferenza, di dare sollievo a chi vive la “condizione” del dolore fisico, psicologico, in definitiva di mettere a disposizione degli altri i migliori anni e...

Mi piacerebbe scrivere che ho sognato fin da bambino di fare il medico. In realtà sono diventato medico per caso.Ricordo ancora il giorno in cui mi recai a salutare la signora Angelina Freda Padrone, preside del liceo di Larino, dopo aver superato gli esami di maturità, e la signora mi chiese quale fosse la mia scelta per il futuro. Non avevo una scelta. Legge, ingegneria, medicina forse…
Come primario patologo dell’Ospedale dei bambini di Milano ho istituito, con atto formale, nel 1960, il “Centro di eubiotica umana”, per realizzare, nell’ambito della nostra medicina tecnologica, una medicina detta naturale, quindi rispettosa delle leggi naturali, considerando l’uomo un ecosistema, fatto di corpo, psiche e spirito. Ipotizzando, di conseguenza, una patologia e una cura ai 3 livelli.
La metodologia della conoscenza in medicina, al giorno d’oggi, si avvale della sempre più spinta e ardita analisi dei fenomeni patologici, e in particolare della sempre più efficiente loro analisi biologica. Si assiste perciò ad un approccio di tipo riduttivo, si suddivide sempre di più l’analisi biologica per meglio descriverla.
Le competenze comunicativo-relazionali del medico e, più in generale, dell’operatore sanitario, stanno assumendo oggi giorno un’importanza rilevante tanto per ascoltare l’altro (persona malata o familiare), comprendendone esigenze e paure, quanto per imparare ad ascoltare se stessi e le proprie emozioni.Le sole conoscenze tecnico-scientifiche, infatti, non sono più sufficienti da sole ad attuare programmi di promozione della salute pubblica né a definire le basi della professionalità medica.